Carnevale barbaricino
Il Carnevale barbaricino di Mamoiada, Ottana e Orotelli
Il Carnevale barbaricino è un evento di straordinario interesse etnologico in Sardegna, legato ai cicli della morte e della rinascita della natura.
Rituali arcaici di esorcizzazione e maschere orride ripropongono, in chiave grottesca, il rapporto uomo-animale, che è alla base del sistema economico-sociale della Barbagia, essenzialmente fondato su pastorizia e allevamento.
I rituali hanno luogo, con forme peculiari, a Mamoiada (Mamuthones e Issocadores), Ottana (Merdùles e Boes) e Orotelli (Thurpos).
Carnevale barbaricino – foto Danilo Anedda
Il Carnevale di Mamoiada
Il carnevale di Mamoiada ha inizio il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, con la sfilata dei Mamuthones e degli Issocadores, maschere arcaiche di cui s’ ignorano ancora le origini, ma che con chiarezza rappresentano l’allegoria ironica dell’inversione uomo-bestia.
I Mamuthones indossano abiti di velluto e una pelle di una pecora nera (mastruca). Sul dorso è legato un pesante grappolo di campanacci da bue, mentre una collana di campanelle è appesa al collo.
La testa è coperta dal berretto chiamato berritta, tenuto da un fazzoletto marrone annodato sotto il mento. Sul viso è applicata una maschera di legno nera (sa bisera) che è divenuta l’elemento emblematico della manifestazione.
Con i Mamuthones, i reali protagonisti dell’evento, sfilano gli Issocadores , che aprono e chiudono il corteo. Indossano un giubbetto rosso, dei calzoni bianchi o scuri, uno scialletto sui fianchi, una berritta sul capo tenuta da un fazzoletto variopinto stretto sul viso, una bandoliera con sonagli di bronzo e ottone. In mano stringono una fune di giunco (sa soca).
Carnevale barbaricino
I Mamuthones procedono generalmente in gruppi di dodici, muovendosi in coppia in modo ritmico , quasi ipnotico, con salti e colpi di spalla, curvi sotto il peso dei campanacci che risuonano cupamente. Gli Issocadores, normalmente non più di otto, procedono invece agilmente e all’improvviso lanciano sa soca, catturando con grande abilità giovani donne, amici e spettatori. I catturati (non le donne) hanno l’obbligo di offrire da bere al gruppo mascherato.
Il Carnevale di Ottana
È davanti a un grande falò, s’ogulone, che, dopo i riti religiosi, sos Merdules, le maschere tradizionali del Carnevale di Ottana, danno avvio ai preparativi carnevaleschi. Sa prima essia, cioè la prima apparizione dell’anno, ha luogo il 16 gennaio, vigilia di Sant’Antonio Abate.
A rendere esclusivo il Carnevale ottanese sono sas carazzas, le maschere tipiche che lo caratterizzano da sempre: sos Merdules e sos Boes.
Il rituale ha luogo per le vie del paese e rappresenta la lotta tra l’uomo (vincente) e gli animali. Sos Boes hanno un’andatura cadenzata da saltelli e creano scompiglio tra la folla intervenuta per i festeggiamenti. Spesso, si gettano a terra inscenando una sorta di ribellione contro sos Merdules, i quali utilizzano un laccio di cuoio o un bastone per controllarli e assoggettarli.
Il rituale ha termine nella piazza centrale dove sas carazzas ballano i tradizionali balli di Ottana.
Il Carnevale in Sardegna
Il Carnevale di Orotelli
Il carnevale che si celebra oggi ad Orotelli è il recente parziale recupero di un’antica festa andata in disuso durante gli anni della seconda guerra mondiale.
Ha come figure centrali i thurpos (ciechi) che sfilano mimando il comportamento dei buoi e procedono appaiati come in giogo. Hanno la vita cinta da una fune che il “contadino”, altro protagonista della sfilata, impugna sul capo opposto per guidarli. Il contadino porta anche il pungolo.
Altri thurpos trascinano un aratro seguiti da “seminatori” che spargono crusca per la strada. Il pubblico viene festosamente coinvolto in questa manifestazione del “mondo alla rovescia”.
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