Tazenda l’anima etno-rock dell’isola
Tazenda l’anima etno-rock dell’isola
intervista ai Tazenda
di Ivan Murgana
Hanno rischiato di chiamarsi Terminus o Korell ma alla fine ha prevalso il nome Tazenda. Dagli inizi della loro carriera alle ultime collaborazioni con i big della musica italiana: la band isolana formata da Gigi Camedda, Gino Marielli e Beppe Dettori, si racconta, e rivela i retroscena dei successi degli ultimi vent’anni.
Cos’ha cambiato l’ingresso di Beppe Dettori nel gruppo?
Quando un nuovo componente entra in un gruppo si rischia di infrangere equilibri delicati: Beppe invece ha portato quel qualcosa che mancava. Ha avuto il merito di dare un’immagine nuova ai Tazenda, regalando al gruppo quell’aria giocosa e quella solarità che forse non aveva.
La vostra carriera è costellata di grandi collaborazioni: Fabrizio De Andrè, Maria Carta, gli Intillimani, Eros Ramazzotti, Francesco Renga solo per citarne alcuni: a chi vi sentite più vicini?
Abbiamo sempre collaborato con artisti che avevano qualcosa di particolare da trasmettere. Con De Andrè abbiamo condiviso lo stesso atteggiamento nei confronti della musica, come noi era molto pignolo. Ci siamo visti cinque o sei volte lontano di palcoscenico e aveva sempre qualcosa di interessante da dire. Bisogna riconoscere però che ci siamo trovati molto bene anche con Bertoli, Ramazzotti e ultimamente con Grignani.
Tazenda l’anima etno-rock dell’isola
Con i vostri concerti avete girato il mondo: che effetto fa ai sardi che vivono lontani dall’Isola sentire le canzoni in limba?
Nei loro occhi vedi l’amore per la Sardegna. Specialmente quando cantiamo pezzi del vecchio repertorio, immaginano nuraghe, spiagge da favola e greggi che pascolano su prati di montagna. Durante il concerto possono sentire l’aria di casa.
La scelta di incidere una versione di No potho reposare, che vede esibirsi Dettori e Parodi in un duetto virtuale.
È un’idea mia (dice Gino). Nat King Cole e la figlia Natalie cantarono insieme una splendida versione di Unforgettable dopo la scomparsa del grande cantante, per dare vita un duetto memorabile: per noi mettere Andrea e Beppe assieme nello stesso brano è stato quasi ufficializzare un passaggio di testimone. Volevamo che lui fosse presente nel nostro album, senza rischiare però di cadere nello stucchevole. Averlo ricordato con uno dei suoi cavalli di battaglia è stato davvero emozionante.
L’esperienza di Sanremo con Marco Carta.
Accettare di esibirsi con un artista così diverso da noi, non solo musicalmente ma anche anagraficamente sulla carta non era facile. C’è da dire che alla sua età noi non avevamo certo la sua visibilità: di sicuro ha la faccia che a vent’anni ci è mancata.
Dove può arrivare il giovane cantante cagliaritano?
Se guardiamo indietro troviamo altri due giovani che hanno avuto un successo così improvviso: Eros Ramazzotti e Jovanotti. Due grandi cantanti che hanno seguito strade diverse. Il primo è cresciuto lentamente come fanno la maggior parte dei cantautori, l’altro invece, repentinamente, trasformando il suo modo di fare musica nel giro di poco tempo. Se Marco Carta è destinato ad avere una lunga e brillante carriera dipenderà da lui, da come crescerà come persona, ma anche da quali canzoni scriveranno per lui. Gli auguriamo un cammino come Eros o Jovanotti, ma al giorno d’oggi possono spuntare altri dieci cantanti come lui.
Tazenda in concerto a Cagliari
Vi aspettavate nel 2007 un successo così ampio al momento dell’uscita di Domo mia cantata con Ramazzotti?
Così no, sapevamo che il pezzo era forte e poteva far presa ma non sai mai dove può arrivare una canzone. Ci sono brani che credi possano andare forte ma poi non è così, e altri in cui magari non hai fiducia e invece si rivelano un successo. L’innesto di Eros in Domo mia ha sicuramente dato non una, ma cinque marce in più a questa canzone.
Il duetto con Grignani sarà un altro successo?
Le radio la stanno trasmettendo spesso, vedremo. Noi confidiamo anche nel successo della cover realizzata dalla canzone per il terremoto in Abruzzo.
A quale canzone del vostro repertorio siete più legati?
Non leveremo mai dalla scaletta Mamoiada. Ha testo e melodia bellissimi e quel piglio rock che la rende sempre attuale. Tazenda era il nome di un pianeta di un romanzo: chi di voi leggeva Asimov? Io avevo un’autentica passione per Asimov (dice Gino), era un periodo in cui divoravo i suoi libri. Il nome del nostro gruppo però l’ha scelto Gigi, che aveva letto uno di questi romanzi su mio suggerimento. Potevamo chiamarci Korell, Terminus, Kalgan, tutti pianeti immaginari presenti in quel ciclo di romanzi, ma alla fine scegliemmo il nome Tazenda. Agli inizi della nostra carriera, proprio nel periodo in cui arrivavano le prime telenovelas sudamericane in Italia, capitava spesso di sentirci chiamare Fazenda.
Il luogo più suggestivo dell’Isola dove fareste un concerto.
Ce ne sono tanti, ma su tutti sarebbe bello esibirsi all’Asinara, in uno scenario naturale senza eguali. Anche cantare su un isolotto stile Pink Floyd farebbe un certo effetto.
Avete un interessante sito internet in lingua italiana, inglese e sarda: qual è il vostro rapporto con la rete?
Buono. Il nostro sito si sta ingrandendo, è molto utile perché possiamo interagire direttamente con i nostri fan e comunicare eventuali variazioni delle date dei concerti.
Siete tra i primi gruppi di rock etnico d’Italia: che sensazione si prova ad essere dei pionieri?
È una bella sensazione, non c’è dubbio. Quando abbiamo iniziato con i primi dischi, Mara Maionchi, all’epoca nostra produttrice discografica, ci chiese che collocazione dovessero avere i nostri album nei negozi di dischi. Non eravamo un gruppo folk e neppure rock, allora fummo identificati come etnorock. La nostra musica oggi fa parte dell’universo del pop.
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Un ricordo di De Andrè col quale scriveste la stupenda Pitzinnos in sa gherra.
Eravamo a casa sua, ci serviva un ritornello, una cantilena ammaliante che accompagnasse il nostro pezzo. Lui ascoltò attentamente quello che volevamo dopodiché si presentò con dei libri di filastrocche cinesi e giapponesi: una lunga ricerca solo per scrivere tre righe. In studio poco tempo dopo ci mandò un fax con tre proposte di ritornello: scegliemmo quella che tutti conoscono, che contribuì al successo della canzone.
Sono passati quasi tre anni dalla sua scomparsa: quanto è presente nei vostri ricordi e nella vostra musica Andrea Parodi?
Quando ci esibiamo dal vivo c’è sempre una parte dedicata a lui. Due anni fa con Ammentos, quest’anno con Piove luce. Durante l’esecuzione di questa canzone ci sono tre sedie sul palco, poi ne togliamo due, lasciandone una sola, quasi come se volessimo lasciare a lui la scena. Andrea aveva un gran senso dello spettacolo e nutriva, come De Andrè, un sentimento religioso nei confronti della musica. Era un artista unico.
Il vostro tour per l’Isola terminerà a fine estate: cosa faranno dopo i Tazenda?
Ci piacerebbe emulare i primi anni novanta, quando dal 1990 al 1993 pubblicammo un disco dietro l’altro. Proveremo a fare uscire un album anche il prossimo anno, i pezzi ci sono e la voglia di fare musica è più viva che mai.
Maggiori informazioni:
Sito ufficiale: www.tazenda.it
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