Vittorio Sanna: la voce del Cagliari che grida goooool…
Vittorio Sanna: la voce del Cagliari che grida goooool…
intervista al giornalista Vittorio Sanna
di Ivan Murgana
Ha iniziato raccontando alla radio un derby di Seconda categoria tra due squadre che portavano il nome delle sante patrone. I santi gli hanno portato bene perché oggi dai microfoni di Radiolina gira l’Italia per raccontare le partite del Cagliari e gridare goooooool alla maniera dei radiocronisti sudamericani a ogni rete della sua squadra del cuore. Vittorio Sanna racconta il mestiere di un giornalista tifoso e parla del futuro dei rossoblù, la squadra di calcio amata da tutti i sardi.
Com’è cominciata la tua carriera di radiocronista?
Per gioco: da bambino per esempio facevo la telecronaca anche quando con i miei amici ci divertivamo con le figurine. Sono cresciuto nel periodo in cui hanno preso piede le radio private: ricordo che un mio amico mi chiese di sostituire il radiocronista di Radio Assemini. Seguii la partita Santa Lucia Assemini – Santa Greca Decimomannu, un derby insomma. Il mio stile piacque e così continuai anche nelle partite successive.
La tua prima partita importante vissuta davanti al microfono.
Il primo incontro del Cagliari che ho raccontato alla radio è stato Atalanta – Cagliari 5 a 2 sul campo neutro di Bologna. Erano l’anno di Bruno Giorgi, iniziai con una sconfitta, ma quella squadra fu capace di fare grandi cose.
Cosa manca a questo Cagliari per fare definitivamente il salto di qualità?
Manca un progetto a lunga scadenza. Questa società è monocefalo, dipende esclusivamente dal suo presidente, è a lui che sono strettamente connessi successi e insuccessi. Massimo Cellino ha dato una precisa dimensione economica al Cagliari, stabilendo un tetto di ingaggi che ha permesso di contenere i costi. Ma a questa società manca la mentalità per raggiungere certi traguardi, conquistata la salvezza subentra un senso di appagamento che nella seconda parte del campionato manda la testa dei giocatori in ferie.
I Mondiali del Sudafrica sono alle porte: quale giocatore consiglieresti caldamente a Lippi?
Cossu senza ombra di dubbio, ma per poter sfruttare tutto il suo potenziale Lippi dovrebbe farlo giocare dietro le punte. Sacrificandolo sulla fascia, il fantasista rossoblù non darebbe il massimo. Però anche uno come Balotelli, qualora abbandonasse certi comportamenti, sarebbe un giocatore utile alla causa azzurra.
I video delle tue telecronache impazzano su Youtube: cosa pensi quando ti risenti?
Mi vergogno, perché a volte mi accorgo di aver detto delle fesserie, soprattutto quando, preso dalla foga, mi arrabbio con gli arbitri. Però ci sono delle volte in cui mi risento volentieri, specie quando riesco a definire con delle belle frasi un’azione da gol.
Il calciatore visto dal vivo che ti ha impressionato di più.
Ho avuto modo di ammirare tanti giocatori, Zidane e Ronaldo solo per citarne alcuni, ma preferisco soffermarmi su quelli che hanno fatto la storia del Cagliari. Quello che mi ha colpito di più per intelligenza calcistica è stato di sicuro Enzo Francescoli, aveva la capacità di nascondere il pallone ed era dotato di una impressionante visione di gioco. Ma ricordo benissimo anche le qualità di Gigi Piras, uno che, se avessero avuto lo stesso fisico, sarebbe stato molto più forte di Cristiano Ronaldo.
La partita da te raccontata che non dimenticherai mai.
Sicuramente il Cagliari – Napoli 2 a 1 di due anni fa, una partita riacciuffata proprio alla fine, ma anche Napoli – Cagliari 2 a 2, un pareggio raggiunto anche lì in extremis: esultai davanti a uno stadio in silenzio, in un clima surreale. Alla fine, nonostante l’amarezza per il risultato, un collega partenopeo che aveva ascoltato la mia telecronaca mi fece i complimenti: un esempio di sportività difficile da emulare.
Ammettilo: ogni gol segnato al Napoli ha un altro sapore.
Non sempre, ad esempio l’ultimo Napoli visto al Sant’Elia mi ha fatto quasi tenerezza per la piega presa da quella partita. Ammetto però che è quasi irrispettoso provare pena per il proprio avversario: non bisognerebbe farlo mai, neppure quando si è avanti di cinque gol.
Il Cagliari Calcio patrimonio di tutti i sardi?
Credo proprio di si, l’ho capito quella volta in cui i rossoblù giocarono in Coppa Uefa contro la Juventus. Un ragazzo che da sette anni non tornava in Sardegna, mi si avvicinò e mi mise una sciarpa rossoblù al collo dicendomi di riportarla a casa. Mi emozionai e capii che quella squadra per chi vive lontano dall’Isola ha un significato difficile da spiegare a parole.
Cosa non ti piace del calcio di oggi?
Tutto quello che c’è intorno, la politica che gravita intorno a questo sport per esempio. Amo profondamente quei novanta minuti dove è solo il campo a parlare, è grazie a loro che mantengo l’entusiasmo di quando ero bambino, il resto mi disgusta.
Massimo Cellino: dannatamente fortunato o di calcio ci capisce davvero?
Rispetto alla media dei presidenti è un genio. Non si fa prendere in giro e non si fa consigliare da tutti. Oggi è molto più autonomo ed esperto rispetto al passato: agli inizi si informava parecchio, e quando non sapeva chiedeva. Diciamo che si è fatto consigliare per un domani non dovere chiedere più consigli.
Come vedi il Cagliari del futuro?
Non molto diverso da quello di oggi, una società in salute economica di fascia media: solo se Cellino deciderà di destinare al Cagliari più capitali si potranno avere ambizioni diverse da una salvezza tranquilla. Il presidente dice che prima di investire cifre importanti aspetta il nuovo stadio: vorrei che la nuova casa del Cagliari si costruisse nel più breve tempo possibile per vedere se dice il vero.
Che idea ti sei fatto riguardo l’esonero di Allegri?
I risultati negativi degli ultimi mesi sicuramente hanno inciso, ma non sono stati determinanti. Credo comunque che Cellino avesse voglia di cambiare e ha preso la palla al balzo. Alcuni sostengono che l’allenatore toscano si sia già accordato con un’altra società, io non penso che questo sia avvenuto.
Chi pensi siederà sulla panchina del Cagliari la prossima stagione?
A me piace Bisoli ma non so come Cellino valuterebbe il suo ritorno a Cagliari. Indipendentemente dal nome, spero possa arrivare un tecnico con il quale si possa portare avanti un progetto a lunga scadenza, che possa crescere con il gruppo e lottare per traguardi sempre diversi. Il Cagliari non ha bisogno di allenatori che durano il tempo di un campionato.
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