Capoterra: la rinascita parte dalla valorizzazione del patrimonio storico-ambientale
Capoterra: la rinascita parte dalla valorizzazione del patrimonio storico-ambientale
di Ivan Murgana
Alle spalle ha i monti, sui quali sorsero i primi insediamenti abitativi e partì la prima strada ferrata che dall’Isola portava al progresso. Di fronte invece, il mare azzurro del Golfo degli Angeli, dove vennero scritte pagine importanti di storia.
Da qualunque lato si guardi Capoterra, è impossibile restare impassibili di fronte alle sue bellezze naturalistiche: i suoi boschi, le sue spiagge e lo stagno popolato dai fenicotteri, rappresentano uno spettacolo di inestimabile bellezza.
Capoterra ha origini antichissime, lo testimoniano i siti archeologici risalenti al periodo prenuragico, fenicio-punico e romano rinvenuti nel suo territorio: prove tangibile che evidenziano il bagaglio storico-culturale di questo paese.
Molti reperti recuperati nelle necropoli sparse nel territorio di Capoterra, sono esposti nel Museo archeologico di Cagliari. Incastonata tra Nora e Karalis, Caputerra come la chiamavano i romani, rappresentava già in epoca fenicia, una importante area di sosta sull’antica strada che congiungeva le due antiche città.
Dopo la conquista dell’Isola da parte degli aragonesi, il 26 febbraio del 1324, il litorale di Capoterra venne scelto dai pisani per dare vita a un imponente sbarco di 1200 cavalieri per fronteggiare l’offensiva dei soldati dell’infante Alfonso, ma subirono una pesante sconfitta nella battaglia che si svolse poco distante dal porto di Maddalena.
Nel 1353 gli stessi aragonesi diedero alle fiamme e distrussero Capoterra, che rimase disabitata sino al 1665, quando il barone Girolamo Torrelas diede vita al primo insediamento abitativo chiamato Villa Sant’Efisio in onore di quel santo al quale proprio in quel periodo, a causa della peste che imperversava nell’Isola, i sardi erano divenuti particolarmente devoti.
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Il fiore all’occhiello di questa cittadina che dista appena 17 chilometri da Cagliari, è senza dubbio il suo patrimonio naturalistico. Il suo stagno, sul quale nidificano diversi tipi di uccello come il fenicottero, l’airone e il germano reale, è stato recuperato e valorizzato grazie al progetto presentato dai Comuni di Capoterra, Cagliari, Assemini ed Elmas e finanziato dall’Unione Europea.
Oggi, grazie alla presenza di percorsi guidati di osservazione, è possibile visitare l’area umida ammirare gli uccelli che ci vivono. Capoterra è inoltre la meta giusta per gli amanti delle escursioni tra boschi e delle passeggiate nei sentieri di montagne grazie a luoghi quasi incontaminati, dove il tempo sembra essersi fermato e la città sia così lontana.
Sarebbe un peccato per chi capita dalle parti di Capoterra, non effettuare una gita a Bidda Mores, dove è possibile ammirare alberi secolari che si ergono maestosi tra torrenti e spettacolari cascate, o a Monte Arcosu, dove si trova l’oasi del Wwf e vivono numerose specie animali come il cervo sardo, il cinghiale, la mortora, la volpe e nidifica l’aquila reale.
Da non perdere anche Gutturu Mannu, la località compresa tra i comuni di Capoterra, Assemini e Uta, dal 1975 dichiarata con un Decreto Ministeriale area di interesse pubblico. In questa zona è possibile visitare la chiesetta campestre di Santa Lucia, immersa in parco di ulivi secolari, e la fonte di Fanebas, dove sono ancora visibili le tracce di un antico villaggio e un nuraghe.
Un altro sito di assoluto valore ambientale è la miniera di San Leone, che fa parte del Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna. La storia di questo sito, dal quale sino al 1963 si estraeva ferro, è legata a filo doppio con quella della comunità capoterrese.
La sua attività cominciò infatti nella seconda metà dell’Ottocento, con la concessione rilasciata alla società francese Petin-Gaudet, che impiegò numerosi abitanti del circondario. Per facilitare il trasporto del ferro verso il pontile di imbarco che si trovava sul litorale di Capoterra, venne creata una linea ferroviaria di 15 km: fu la prima strada ferrata dell’Isola.
Meritano una visita anche la torre costiera di Su Loi, e le chiese di Sant’Efisio, San Girolamo, Santa Barbara, e Casa Melis, dove vengono presentati spesso libri e si organizzano manifestazioni culturali.
La città negli ultimi anni ha raggiunto la consapevolezza del proprio patrimonio storico, culturale e ambientale che forse in passato mancava, la partecipazione del Comune alle fiere del turismo, la creazione di un ufficio turistico e la nascita di strutture ricettive e impianti sportivi che, come è successo di recente, hanno ospitato manifestazioni di livello nazionale ed internazionale, hanno contribuito a dare una vocazione turistica a Capoterra.
Ma se tutto questo agli occhi di chi visita Capoterra può non bastare: bene, che alzi gli occhi al cielo e ammiri le stelle e i pianeti allora, grazie all’Osservatorio Astronomico di Poggio dei Pini anche il cosmo è a portata di mano.
Maggiori informazioni:
Sito Comune di Capoterra www.comune.capoterra.ca.it